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Un business game per valorizzare sostenibilità e biodiversità

Dopo l'esperienza positiva dello scorso inverno, si è appena conclusa una seconda edizione del business game interfacoltà che ha coinvolto studenti di tre corsi: Laurea magistrale in Food marketing e strategie commerciali, Laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie e il Master Smea di secondo livello in Agri-food business.

Nel complesso sono stati coinvolti 54 studenti suddivisi in 6 gruppi, ai quali è stato dato il compito di preparare il lancio di un prodotto alimentare tradizionale e di nicchia. «Ad ogni gruppo è stato assegnato un ambito d'azione differente: prodotti ortofrutticoli freschi; cereali e derivati; vite/vino; salumi; prodotti lattiero-caseari; carni fresche» spiega il professor Edoardo Fornari, uno dei docenti che ha promosso il progetto tra didattica e pratica, insieme ai colleghi Marco Trevisan, Francesco Masoero, Adriano Marocco, Matteo Busconi, Stefano Boccaletti e Paolo Sckokai.

Ogni gruppo di lavoro è "misto", ovvero comprende studenti dei tre corsi, in modo da favorire la condivisione di competenze differenti.

«Se la prerogativa di un business game è la possibilità di simulare un'attività economica – sottolinea il professor Stefano Boccaletti, direttore del Master in agrifood business della Smea – nel nostro caso si è andati oltre la simulazione, visto che i gruppi hanno lavorato con produttori e prodotti reali cercando di suggerire delle alternative di business, ad esempio nuove modalità di utilizzo e valorizzazione dei prodotti agro-alimentari coinvolti nel game.

Inoltre – prosegue Boccaletti – credo si sia trattato del primo business game nel quale l'obiettivo trasversale dei casi analizzati è stato quello di preservare la biodiversità, garantendo a produzioni di nicchia un'adeguata valorizzazione di mercato finalizzata all'apprezzamento da parte del consumatore finale e, di pari passo, la necessaria sostenibilità economica e ambientale».

Partner dell'iniziativa è il network Rural, che raggruppa piccole realtà produttive locali, tutte caratterizzate da produzioni di nicchia e tradizionali, focalizzate su prodotti alimentari "in via di estinzione", dunque molto rari e molto particolari.

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