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Perché l'Italia non cresce?

In un seminario alla Smea, Carlo Cottarelli analizza i principali freni allo sviluppo del nostro Paese. Debito pubblico, bassa produttività e troppa burocrazia i nodi principali.

6 febbraio 2019

L'Italia è la quarta economia d'Europa e una delle più grandi del Mondo; ma non cresce.

È notizia di queste settimane: la nostra economia non cresce. Anzi, l'Italia è tecnicamente in recessione, perché al calo di Pil dello 0,1% nel trimestre luglio-settembre scorsi si è aggiunta la contrazione dello 0,2% dell'ultimo trimestre 2018. E due cali di Prodotto interno lordo di due trimestri consecutivi, fanno recessione.

Tanti i freni allo sviluppo economico del nostro Paese, ma certamente tra questi spicca il problema dei conti pubblici italiani: dal debito pubblico, al tasso di deficit sino alla "qualità" della spesa, cioè come vengono spesi i soldi pubblici. Proprio i temi di cui si occupa l'Osservatorio sui conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, che ha tenuto un seminario alla Smea – Alta scuola di management ed economia agro-alimentare dell'Università Cattolica focalizzando l'attenzione su queste questioni.

Se il problema primario – come ha spiegato Cottarelli – riguarda il debito pubblico, ciò non è tanto in termini di livello, ma piuttosto di dinamica. La preoccupazione scatta quando il debito cresce più dell'economia, ecco perché – in un momento di recessione o comunque di crescita molto anemica – controllare il debito pubblico diventa vitale.

Il debito è costituito da denaro che famiglie, imprese, banche, fondi di investimento italiani e stranieri hanno ceduto allo Stato, in cambio di "titoli", ad esempio Bot e Btp. Questi titoli hanno diverse durate, e quando il titolo giunge a scadenza, lo Stato deve restituire i soldi a chi glieli ha prestati, a meno che gli investitori siano disposti a rinnovare il prestito comprando titoli di nuova emissione. Rinnovare i titoli di debito è dunque essenziale per pagare la sanità le pensioni la scuola ecc. ed è un esercizio non sempre facile per il nostro Ministero dell'Economia e finanze. Più è alto il debito pubblico – ha evidenziato Cottarelli – più cresce il rischio che lo Stato non sia in grado di ripagare chi gli ha prestato soldi. Questo rischio fa aumentare il tasso di interesse che gli investitori richiedono per acquistare i titoli del debito pubblico. Ma siccome quello dei tassi di interesse è un sistema di vasi comunicanti, quando i tassi aumentano l'economia ne soffre, perché anche i finanziamenti alle imprese e i mutui ai cittadini, alla fine, costano di più.

Peraltro, quello debito non è l'unico fardello che frena la crescita del nostro paese, per tornare al tema del seminario alla Smea. La forte evasione che caratterizza il nostro sistema fiscale grava sul lato del gettito disponibile, e dunque in generale sulla crescita economica. E poi c'è il capitolo "burocrazia": secondo Carlo Cottarelli, sono eccessive le risorse che le imprese devono quotidianamente impiegare per affrontare un carico burocratico spesso eccessivo.

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