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Oleificio Zucchi e Gruppo Levoni, due eccellenze dell'agroalimentare italiano

Mettere due importanti realtà dell'agroalimentare italiano a confronto in un'aula universitaria. Ecco l'idea vincente che ha riunito alla Smea Giovanni Zucchi e Nicola Levoni che hanno tenuto un seminario agli studenti del Master in agrifood business e della Laurea magistrale in economia e gestione del sistema agro-alimentare.

Ne sono uscite due storie imprenditoriali scandite da molte peculiarità e da significative analogie. E proprio da queste analogie emergono alcune delle caratteristiche che fanno grande buona parte dell'industria alimentare italiana.

Entrambe hanno una lunga storia alle spalle – l'oleificio Zucchi viene fondato nel 1810 e il primo salumificio Levoni apre nel 1911 – ed entrambe sono state governate da generazioni di imprenditori.

Due realtà aziendali diverse che testimoniano però allo stesso modo come la conduzione familiare si possa conciliare proficuamente con l'approccio manageriale e con una intensa vocazione all'innovazione.

Nel corso del seminario agli studenti Smea, sia nella relazione di Zucchi che di Levoni è emersa la centralità della filiera italiana, cioè la valorizzazione dell'intero percorso dall'origine della materia prima al consumatore, e l'attenzione per la sostenibilità ambientale delle attività di trasformazione industriale.

E poi lo sforzo verso l'innovazione; legata però al "saper fare". Per esempio il blending degli olii, come ha spiegato Giovanni Zucchi. «Costruire blend significa miscelare prodotti di cultivar e stagioni diverse, amalgamando con sapienza le componenti volatili (polifenoli) degli olii. Si tratta – ha proseguito Zucchi – di un know-how con risvolti molto concreti: per ogni paese estero in cui esportiamo si costruisce un blend ad hoc per quel mercato, in modo da sfruttare appieno le preferenze di quei clienti».

La conquista di mercati esteri è anche al centro delle strategie del gruppo Levoni. «In particolare – come ha spiegato Nicola Levoni – il mercato d'Oltreoceano ha mostrato in tre anni una crescita impressionante, passando da un fatturato di 700mila euro a 6 milioni di euro». Ma molta attenzione viene anche rivolta alla sostenibilità e al benessere animale: «Da tempo in questo campo – ha sottolineato Levoni – l'azienda ha adottato una certificazione aggiuntiva, garantita da organismi indipendenti, fissando prerequisiti più stringenti rispetto alla stessa normativa vigente in Italia».

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