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Discussi i casi di marketing al Master Smea

5 giugno 2019

Per il professor Torelli sono una forma di avvicinamento tra due mondi, quello aziendale e quello accademico, che non sempre comunicano in modo sufficientemente efficace

Studiare la situazione di un'azienda agroalimentare e predisporre un piano per il lancio e lo sviluppo di un prodotto. Si tratta dei casi di marketing che da anni alla Smea fanno parte integrante del piano formativo del Master in agrifood business.                               

Ma attenzione: non si tratta di casi teorici. Grazie alle numerose partnership che l'Alta scuola di management ed economia agroalimentare intesse da molti anni con il mondo dell'impresa, sotto la lente vengono messi casi concreti di aziende reali.

Quest'anno gli studenti del Master in Agri-food business sono stati suddivisi in quattro gruppi che – sotto la guida del professor Franco Torelli, docente di marketing alla Smea – hanno elaborato piani per altrettante importanti aziende dell'agroalimentare. A cominciare dalla cremonese Nuova Ruggeri specializzata nelle produzioni del settore dolciario, per proseguire con Newlat un gigante dell'industria alimentare italiana con sede a Reggio Emilia e che opera nel lattiero–caseario, nella filiera del grano, nei prodotti senza glutine, nei prodotti aproteici e nella nutrizione dell'infanzia (tra i suoi marchi troviamo: Ala, Buitoni, Corticella, Giglio, Optimus, Pezzullo, Polenghi e Torre in Pietra).

Ha inoltre collaborato con Smea la multinazionale Roullier (in particolare con l'azienda Timac Agro), specializzata nelle agro-forniture, nella nutrizione delle piante, nella nutrizione animale e in piccola parte nell'alimentare. Anche Tomato Farm ha aderito all’iniziativa: azienda in provincia di Alessandria concentrata nella coltivazione e lavorazione del pomodoro con una forte strategia di controllo della filiera.

«Il progetto Casi di marketing – ci spiega il professor Franco Torelli – consiste nel far analizzare a gruppi di studenti una problematica aziendale, un settore di attività, un possibile lancio di un nuovo prodotto. Ogni gruppo si rapporta con un'impresa committente, alla quale presenterà poi i risultati ottenuti dopo alcuni mesi di lavoro, con eventuali linee guida per strategie da attuare e con proposte di soluzioni del problema affrontato».

«Si cerca quindi di individuare tematiche – prosegue Torelli – che si caratterizzino per finalità didattiche significative e che contemporaneamente risultino di interesse specifico e concreto per l'azienda».

I casi di marketing hanno insomma lo scopo da un lato di calare gli studenti in una realtà operativa, per potere applicare quanto ascoltato e studiato in aula, dall'altro di fornire spunti alle imprese grazie al contributo di menti giovani e non ancora coinvolte nella realtà aziendale.

Siamo dunque pienamente nell'ambito della cosiddetta "terza missione" dell'Università che, come rapporto biunivoco e proficuo con il territorio circostante, si aggiunge alle prime due missioni tradizionali dell'insegnamento e della ricerca.

«È una forma di avvicinamento tra due mondi, quello aziendale e quello accademico, che non sempre comunicano in modo sufficientemente efficace» – conclude Torelli.

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