È stata una composta di frutta, prodotta a partire da gel d’aloe, uva sultanina, prugna e buccia di arancia, a vincere Ecotrophelia 2017, il concorso organizzato da Federalimentare dedicato a progetti di studenti iscritti alle facoltà universitarie italiane in ambito alimentare.
Il nuovo prodotto coniuga innovazione ed ecosostenibilità, come assicura il team di studenti che l'ha ideato e realizzato: Federica Angilletta, laureanda in Scienze e tecnologie alimentari all'Università Cattolica di Piacenza, Martina Sarnataro ed Elias Fadda, studenti della Laurea magistrale della Smea – Alta scuola di management ed economia agroalimentare, della Cattolica di Cremona.
«L’idea relativa al modello di business è particolarmente interessante – ci spiega il professor Claudio Soregaroli, docente Smea che, insieme al professor Luigi Lucini (Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agroalimentare sostenibile della Cattolica di Piacenza– Distas), ha seguito il progetto – in quanto la produzione dell’aloe e la relativa trasformazione si possono svolgere nella stessa zona: il valore aggiunto è quindi prodotto e rimane in loco, con un impatto positivo sullo sviluppo dell'intero territorio. L'aloe può crescere su terreni marginali a clima Mediterraneo e senza irrigazione, può perciò valorizzare aree del Meridione d'Italia altrimenti a scarsa redditività agricola. Inoltre – prosegue Soregaroli – il prodotto è stato studiato e sviluppato considerando non solo la sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale ed economica. La produzione della composta è potenzialmente redditizia e può trovare applicazione in coltivazioni ed impianti di dimensioni contenute che ben si adattano alle tipiche piccole e medie imprese agricole del Sud. Tuttavia, il modello è anche “scalabile” in impianti di trasformazione di dimensione industriale. Ci sono quindi i presupposti per la formazione di uno o più "distretti" di produzione con ricadute positive in termini di sviluppo rurale e territoriale».
Ovviamente, tutte queste sono solo premesse, per quanto importanti: poi il prodotto dovrà garantire un seguito commerciale. Per questo risulta determinante l'apporto delle competenze della Smea, nella predisposizione della strategia di marketing e in particolare nella scelta del canale di vendita. «Il prodotto si rivolge a un target eco-salutista – sottolinea il professor Soregaroli – dato da consumatori informati ed esigenti, che inseriscono il cibo all'interno di un più ampio discorso sullo stile di vita sostenibile. Secondo le nostre stime – ci illustra il docente Smea – questo segmento, in termini molto generali, può contare circa 94 milioni di persone, residenti fra Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia, con un’età superiore ai 30 anni. Un mercato potenziale particolarmente interessante, caratterizzato da buona disponibilità a pagare prezzi anche elevati per prodotti innovativi, salutistici ed eco-sostenibili. In un secondo tempo, il prodotto ben si presta a essere distribuito in catene di negozi specializzati; ma nella fase iniziale abbiamo pensato a una commercializzazione tramite e-commerce in tutta Europa, anche appoggiandosi a market-places ad hoc.