28 gennaio 2020
A gennaio, oltre l'80% degli studenti diplomati al Master in agrifood business della Smea ha già un contratto di lavoro in tasca; anzi: è già operativo in azienda. Con svariati ruoli: dal controllo qualità e procedure Haccp a funzioni nell'area commerciale e analisi di mercato. Ma accanto a queste funzioni , diciamo, "tradizionali" emergono sempre più compiti legati alla rivoluzione digitale e all'industria 4.0; solo per fare qualche esempio: market insight, technology insight, enterprise resource planning.
Tutto ciò a una manciata di settimane dal termine degli studi, e spesso in continuità con lo stage. Perché dallo stage al lavoro è ormai un passaggio "classico" per Smea – l'Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell'Università cattolica di Cremona – che per i propri studenti crea da sempre, attraverso lo stage, un ponte tra la formazione frontale, in aula, e la ricerca di un posto di lavoro.
«Con lo stage – ci spiega Davide Mambriani, responsabile Rapporti con le imprese e Stage e Placement della Smea – lo studente trascorre un periodo formativo all'interno di una delle aziende partner dell'Alta scuola, impegnandosi direttamente in funzioni operative con l'appoggio di tutor aziendali. Raggiunto l'obiettivo del diploma di master, è la nostra funzione placement a facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. Un'attività che molto spesso vede il neodiplomato assunto dalla stessa azienda in cui ha effettuato lo stage: segno eloquente di come dal rapporto tra Master Smea e imprese nascano reciproche opportunità».
D'altro canto da sempre alla Smea si vive un proficuo e stretto rapporto tra attività accademica e mondo delle imprese. Oltre alla diffusione dei risultati del lavoro di ricerca in campo economico e manageriale che, nel caso della Smea, trova spesso applicazioni nell'industria e nella grande distribuzione, il rapporto può mostrare un carattere più articolato. I costanti scambi reciproci di input consentono da un lato alle aziende di rivolgersi a laureati sempre più preparati rispetto alla complessità economica attuale ma, dall'altro lato, permettono anche di lanciare segnali utili all'università per migliorare sempre più la propria offerta formativa.
Ciò in particolare avviene con lo storico master (è attivo dal 1984) che da qualche anno ha assunto un nuovo nome: Master in agri-food business. «La parola "business" richiama direttamente l'attività economica delle aziende – ci spiega il professor Stefano Boccaletti, direttore del master – e vuole sottolineare un ulteriore rafforzamento del legame tra la nostra offerta formativa e il mondo dell'impresa e del lavoro. Ma soprattutto – prosegue Boccaletti – indica il peso che vogliamo dare alle attività formative che coinvolgono direttamente le aziende partner di Smea: seminari, business game, stage; senza ovviamente nulla togliere alle classiche lezioni in aula, che mantengono un ruolo centrale».
I risultati di questo impegno da parte di Smea, in termini di studenti neodiplomati assunti sono molto positivi, tanto che da anni l'Alta scuola dell'Università Cattolica di Cremona, si fregia dell'accreditamento in General Management dell'Asfor (Associazione italiana per la formazione manageriale) che certifica il livello di qualità dei corsi master, relativamente alla docenza, alle strutture e ai risultati ottenuti e che, tra i principali requisiti, prevede un'occupazione soddisfacente per almeno l'80% dei diplomati entro sei mesi dal termine dei corsi.