Si chiama "Quatro Queijos", ed è il team composto da Martina Enerli, Veronica Vitali, Aniello Scafetta, Alessandra Antoniolli Val che ha vinto il business game 2019 della Smea.
Come da tradizione, il game era incentrato sulla gestione di aziende dedicate alla produzione di formaggi freschi, semi-stagionati e stagionati. Formaggi rivenduti sia sul canale Gdo che HoReCa, dando così ai team ampia possibilità di scegliere la strategia da adottare.
I vincitori hanno puntato su una politica di nicchia basata sulla qualità del prodotto, sostenuta da un'oculata gestione del brand e delle leve commerciali.
Quasi tutti i team sono riusciti a produrre utili, ma la complessità della simulazione e l'agguerrita competizione hanno portato qualche azienda verso risultati non esattamente confortanti.
Peraltro – ed è il vero valore formativo di un business game – tutti i partecipanti, sia vincitori che vinti, hanno assunto la consapevolezza dei legami commerciali-economici-organizzativi necessari per poter gestire al meglio un'azienda alimentare. Cosa non facile in particolare nel comparto caseario, dove la gestione operativa deve avere un occhio per l'immediato per gestire i prodotti freschi, ma anche di lungo periodo per curare i prodotti stagionati.
«Quest'anno abbiamo avuto una competizione più intensa – ci spiega Fulvio Ulessi, docente Smea, partner di Management Utilities e tra i maggiori esperti italiani di business game. Rispetto agli anni precedenti siamo passati da sei a otto team: quattro composti da studenti del Master e quattro da studenti della Laurea Magistrale. Ciò ha significato una maggiore complessità, con risvolti competitivi più dinamici e interessanti. In particolare – prosegue Ulessi – il game è stato maggiormente orientato alla valutazione del posizionamento aziendale e alla gestione del rischio legato alla concorrenza».
Da anni nella formazione Smea i business game hanno un ruolo molto rilevante. La partnership con Management Utilities dura da tempo e ha permesso la creazione di Eurofood, un gioco aziendale dedicato all'agroalimentare.
«Disporre di un business game ad hoc – ci spiega il professor Stefano Boccaletti, direttore del Master Smea – ci permette di adeguare maggiormente questa pratica formativa alle spiccate specificità del settore agrifood. Basti pensare – prosegue il professor Boccaletti – al tempo che passa, in molte filiere, tra la decisione di produzione e la possibilità di vendita dei prodotti. Prendiamo l'esempio dei formaggi e dei salumi stagionati, dove un manager di questi settori deve affrontare una variabile in più: le condizioni di mercato che troverà quando potrà commercializzare i prodotti».
«Se i business game sono uno strumento sempre utile – sottolinea Fulvio Ulessi – il salto di qualità formativo avviene rendendoli "intelligenti". Che in questo campo significa migliorarne l'interattività.
Noi abbiamo a che fare con software che generano simulazioni, e proprio per aumentarne l'adesione alla situazione economica e di mercato che si trova nella competizione quotidiana tra aziende vere, il software dei nostri business game reagisce alle decisioni prese da un gruppo anche in funzione delle scelte contestuali degli altri team. Ed è proprio questa competizione, animata dall'interattività dei nostri business game, a trasformare una semplice applicazione di quanto appreso a lezione in un gioco integrato e concretamente formativo».
Ecco gli altri tre team piazzati: EBITdaLAT: Marta Pagnani, Giorgia Bernardini, Vincenzo Maiello, Domenico Caporale; Kaese Kaiser: Rebecca Vyorst, Viviana Mireja Bellozo Daza, Janos Stefanek, Antonio Kron Morelli; Cheestai: Elena Santoni, Camilla Rabboni, Alessio Giovagnoli, Marco Allegri.
